Biotecnologie e nuova medicina: difficoltà e speranze per il cittadino

SINOSSI

Articoli di giornali, trasmissioni televisive e radiofoniche forniscono aggiornamenti quasi quotidiani su salute, malattie da sconfiggere, nuovi metodi diagnostici e sempre più spesso strabilianti conquiste terapeutiche. Quando l’argomento sono le nuove tecnologie sembra quasi che il mondo fantascientifico del film di Fleischer degli anni sessanta “The Fantastic Voyage” sia ormai realizzabile grazie alla miniaturizzazione sempre più spinta e alle nanotecnologie. Terapie avanzate come la terapia genica e cellulare, l’ingegneria tissutale per rigenerare organi e tessuti malati invece di ripararli, aghi capaci di fermarsi quando arrivano sull’obiettivo, cerotti biomimetici per chiudere le ferite, protesi generate con staminali, nanoaghi nella cellula e robot pronti a sostituire anestesisti e chirurghi vengono descritti in un intreccio dove scienza, ricerca e informazione non hanno più confini distinguibili. Le biotecnologie hanno resa più complessa la ricerca, con richiesta di competenze multidisciplinari, non certo alla base della formazione attuale degli operatori sanitari.
Il linguaggio che dovrebbe essere sempre più divulgativo per spiegare quanto è applicabile e quanto invece richieda ancora lunghi periodi di verifiche è spesso solo quello da congresso scientifico! Inoltre la frammentazione della medicina in subspecialità porta ad una conoscenza sempre più approfondita e dettagliata di uno spettro di problemi sempre più ristretto: questa conoscenza specialistica spinge a sopravvalutare i benefici e a sottostimare rischi e costi.
I cittadini si trovano nella condizione di avere aspettative in crescita e necessità di certezze. Non è inusuale la trasformazione di “sani” in ammalati. Quando si presentano reali quadri patologici, le persone ammalate sviluppano ansie ben maggiori e giustificate con necessità di accompagnamento in percorsi diagnostico-terapeutici complessi anche per i medici stessi.
Non sarà possibile e nemmeno giusto chiedere al medico di trasformarsi in biotecnologo, ma sarà sempre più necessario che sia “culturalmente” pronto a instaurare reti informative e di collaborazione. Anche se i progressi e gli sviluppi delle biotecnologie in gran parte sono tuttora più oggetto di ricerca e di sperimentazione e non sono, nell’immediato, utilizzabili nella pratica clinica, è prevedibile che già nei prossimi 5-10 anni il loro sviluppo obblighi a ridefinire i ruoli (attività, competenze e funzioni) nell’organizzazione sanitaria.

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